Dalla staccionata sulla strada guardo l’orto.Frutti pronti per essere raccolti e gustati a nutrire il presente, arrivati a completa maturazione al momento opportuno, dopo mesi in cui si è annaffiato, estirpato, concimato.
Piante curate dall’uomo, ma anche dalla Terra… scaldate dal sole, irrigate dall’acqua, nutrite dall’energia che non è solo quella di chi le coltiva.
Gli occhi si posano sul terreno vuoto, libero, che a saper ben ascoltare, racconta un passato vicino o lontano. Il pensiero corre a quanto già raccolto: tanto, abbondante, a volte ammaccato, ma buono lo stesso, anche in versione “bio” che non è sempre “bello e buono”, ma è parte importante del raccolto.
Ma l’orto ti spinge a guardare al futuro, a piantare in estate ciò che sarà da raccogliere per essere mangiato in inverno; a progettare spazi per quel che verrà, a pensare al freddo quando non respiri per l’afa.
L’orto ha fiori e piante che non sai come sono arrivati alla tua terra, frutti che non pensavi di raccogliere e compensano quello che invece non è cresciuto.
E ancora guardo i camminamenti, intervalli necessari a muoversi e fermarsi per riposare.
Nell’orto in questi giorni raccogliamo, finalmente, un corso di nuoto.
Spazi più larghi ci dicono di notti che sono state strette.
Nell’inverno cresceranno in un diario parole segrete seminate in questa stagione…