Qualche giorno di vacanza, per Pasqua.
E’ la prima vacanza “senza tutto”: senza pannolini, senza supporti di stoffa o con ruote, senza nessuno da allattare.
Sono partita convinta che sarebbe stato più leggero delle altre volte.
Sarà la prima “vacanza” dopo otto anni, mi sono detta.
In programma solo cultura a misura di bambino, spostamenti mirati, orari baby-friendly.
In realtà: niente vacanza nel senso vero del termine, ma normale amministrazione in altro luogo.
Non siamo riusciti a farci una foto tutti e 5, se non un selfie in cui Giulio è tagliato a metà e Zeno occupa la maggior parte dello spazio perché è saltato in avanti quando ho premuto. E poi uno ha fame, l’altro sete e l’altro ancora non sa bene cos’ha.
*La cosa più interessante del Parco Collodi?
La zipline sul torrente nel percorso avventura, alla faccia di Pinocchio.
*Al museo di Leonardo da Vinci?
I cestini delle immondizie fuori dal castello dei Conti Guidi.
*In piazza del Campo?
Nell’ordine, la spazzatrice stradale e i colombi da rincorrere.
Giusto per dire qualcosa di questa gita primaverile.
Quello che però mi sono portata a casa da questa vacanza sono stati gli sguardi, tanti, profondi.
Dei fidanzati, che guardavano i miei figli e si guardavano senza dire nulla, ma gli leggevi negli occhi “Amore guarda che bello, anche noi saremo così”. E io dall’altra parte della barricata, contraccambiavo con uno sguardo affettuosamente invidioso il loro prendere un caffè seduti senza pulire il naso a nessuno. Ed è vero che è bello, bellissimo, ma che fatiche di equilibri…
Gli sguardi di tante altre madri con bambini, quelli sguardi tra sconosciute, misti a sorrisi, che in tempo inferiore al secondo si dicono così tanto, e ti caricano, perché sinceri nel condividere, in un attimo, entusiasmi e fatiche della maternità.
Sguardi teneri di nonne, che guardavano ai miei bambini pensando probabilmente ai loro
nipoti.
Lo sguardo di un papà, fermo all’inizio di una delle rampe che portano in piazza del Campo, con le mani ferme sulle maniglie della carrozzina della sua bambina grande, che studiava il modo migliore per scendere “così vedi la piazza dove corrono i cavalli”.
Lo sguardo di due genitori, che seguivano i figli grandi, che davanti a loro, con guida e tablet alla mano, facevano loro da guide a mamma e papà. Lei mi ha guardato, e nel suo sguardo c’erano nostalgia, ma anche sollievo e orgoglio.
E gli sguardi che hanno reso questi giorni unici, sono quelli che ho condiviso o avrei voluto condividere con il mio compagno di viaggio. Quando insieme abbiamo guardato la strada fatta, o lo sguardo si è fermato lì, dove eravamo.
Quando mi ha aiutata a guardare meglio la situazione.
Quando avrei voluto mi guardasse, ma lo sguardo seguiva le creature.
Sguardi di vita, quella di ogni giorno.