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Linea di vita

Ho chiesto a due donne che come me tutti i giorni lavorano a contatto con le donne, con le madri, di scrivere insieme un testo sul taglio cesareo.
Le ringrazio di cuore per aver accolto con entusiasmo la mia proposta che muove dal bisogno di raggiungere un più ampio numero di donne e coppie rispetto a quelle che ogni giorno possiamo incontrare nelle nostre diverse professioni.
Questo scritto a 6 mani vuole essere una riflessione più ampia, che possa “far spazio” e soprattutto, accoglienza.

Da ostetrica amo molto il momento della nascita, quei minuti sospesi che raccolgono tutta la magia dell’attesa.
Vi accompagno in ore di travaglio, contrazione su contrazione.
Vi vedo cambiare viso, trasformarvi, andare oltre voi, fino a vedere il risultato di tutta questa fatica.
Oppure no.
A volte succede.
Per quanto ci si sia preparate, dedicate, impegnate, succede qualcosa che cambia i piani.
Che sia una corsa per un cesareo urgente, o una scelta ponderata perché, dopo averle provate tutte, la situazione è bloccata, le aspettative vengono disattese.
È difficile sul momento guardare oltre quell’inizio, diverso da come lo avevate immaginato.
Penserete che tutti gli sforzi fatti sono stati vani.
Ma non è così: ogni minuto speso con amore lascia traccia.
Questo farà la differenza nella vostra maternità, indipendentemente da quel taglio sulla pancia.

Esistono diversi modi di nascere e il parto cesareo è uno di questi.
Non è un parto di categoria inferiore, lo dobbiamo ricordare sempre, specialmente nei corsi di accompagnamento alla nascita perché le donne sappiano che il cesareo è un’operazione che può salvare vite umane, quelle delle madri e quelle dei neonati.
Ci sono tagli cesarei elettivi per indicazioni ostetriche che controindicano un parto vaginale e tagli cesarei urgenti per motivi di imminente pericolo di vita per il nascituro o per la madre.
Dobbiamo ricordarci sempre quindi che ci sono donne che il cesareo non lo scelgono, ma lo devono fare per questioni di patologia materna e fetale.
Da Medico Ginecologo ci tengo a precisare che in Italia la situazione è complessa con una media nazionale di cesarei del 35% . Per questo negli ultimi anni si sta cercando di rendere il taglio cesareo quello che deve essere cioè una buona opportunità “solo quando serve”, citando l’opuscolo del Ministero della Salute rivolto alle donne.
Inoltre, il contatto precoce con il neonato così come realizzato di routine nelle sale operatorie a chiusura del taglio cesareo restituisce alla donna il senso di maternità e vicinanza restituendole un ruolo attivo.

E poi c’è il dopo.
Quel rientro a casa troppo spesso accompagnato da un senso di fallimento, per non avercela fatta, per non essere riuscita.
Con quel segno che rimane sul corpo.
Ma ci si dimentica che comunque, dopo ogni parto, si parte “da lì”.
Dal quel che si è vissuto, da come ogni donna ha vissuto il suo parto, che spesso è indipendente da quel che è accaduto.
Perché ogni donna porta segni indelebili dopo un parto, fisici o meno.
Ed è questo che rende sacro il parto, ogni parto, in ogni sua forma.

E da questa sacralità dobbiamo ripartire, in quel dopo che dura tutta una vita e che non ha bisogno di giudizio continuo, ma di amore.
Perché il parto è comunque questo: aprirsi ad un amore che dà alla luce.
Ogni giorno.

 

Valentina Tirapelle, ostetrica
Serena Cavaliere, medico ginecologo
Ilaria Magrinelli, educatrice perinatale