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Come fai?

Mi sento rivolgere spesso questa domanda, dalle persone più diverse.

A giorni rispondo “Come tante altre donne”, altre volte dico che mi barcameno, altre che… è una guerra… ed è la verità.
Ultimamente però mi sono fermata un po’ a pensare “come faccio” e ho pensato di stilare un elenco:

  • mi alzo presto e vado a letto tardi. Questo mi permette di avere tante ore a disposizione per fare. Se però la sera non ho nulla da fare, vado a dormire presto, a volte addormentando il piccolo.
  • conto, oltre che su mio marito, su aiuti validi e costanti: i nonni per la maggior parte del tempo e delle volte, poi la scuola, alcune zie, le babysitter. E non sono persone o spazi che “tengono” solamente. Li vivo, li viviamo, come luoghi che contengono, nel senso profondo del termine, e che ci affiancano nel complesso e entusiasmante compito dell’essere genitori
  • penso a chi ha più figli di me, e ce la fa, o alle mie amiche che hanno un bambino speciale a cui servono cure particolari. Non c’è paragone nelle energie che devono impiegare loro rispetto a me. Ho anche amiche che non hanno figli che svolgono lavori molto impegnativi, o che sono madri e hanno lavori che non possono organizzare come faccio io con il mio. Anche io, pensando a loro, mi chiedo come facciano.
  • a volte, anche se sono molto stanca, proseguo, senza farmi domande. E questo credo sia comune alla maggior parte delle donne che conosco, che abbiano o meno figli.
  • delego alcune mansioni e così evito di disperdere energie e tempo prezioso che preferisco dedicare alla cura delle Persone: quelle della mia famiglia, dei miei affetti e del mio lavoro. E’ per queste persone che scelgo di esserci al massimo.

Si ferma la mano sulla tastiera.

bebrave

Cosa faccio per farcela?
Per farcela, sono più le cose non faccio.

  • non cucino (quasi) mai. Ci pensa sempre Stefano – e per questo sono davvero grata– e gli riesce così bene (si vede su di me…) che sarebbe un vero peccato invertire i ruoli.
  • non vedo le mie amiche quanto vorrei. Questo mi spiace. Non ci manca il tempo, ma spesso non siamo sincronizzate nei rispettivi tempi liberi.
  • non rispondo subito ai messaggi, a meno che non siano urgenti. Capita anche che passino giorni.
  •  non guardo quasi mai la tv, evito i telegiornali che mi tolgono energia. Certo, non sono molto informata su quello che accade, ma le notizie importanti arrivano in qualche modo, ugualmente.
  • non leggo romanzi, se non d’estate in vacanza.
  • non annaffio le piante di casa quanto dovrei e i risultati sono abbastanza immaginabili.
  • non smacchio mai, soprattutto le cose dei bambini, e butto direttamente in lavatrice.
  • non fingo che vada sempre tutto benissimo.
  • non metto mai la patina alle scarpe, con buona pace della mia mamma che ormai si è rassegnata.
  • non rincorro la perfezione in tutti gli aspetti della vita, ma solo in alcuni.

Questo ultimo forse è il punto.

La perfezione, tutte le cose a posto.

Questo non rientra più nel mio modo di essere. Me lo ha insegnato la vita, me lo ha insegnato soprattutto la nascita di Sofia, velocizzando il mio crescere come donna.

Farcela è stato questo, è questo, ogni giorno… crescere in una consapevolezza di un femminile potente, ma non onnipotente. Mi dico spesso “sono una”, lo dico anche ai miei figli quando mi chiedono contemporaneamente tre cose diverse e spero sia per loro un grande insegnamento.

Scoprire e vivere i limiti, miei e della vita, e con questi misurarmi.

Come faccio?
Mi dico, ogni sera, che anche oggi ne è valsa la pena, anche quando non ho capito bene… come abbia fatto!