Siamo davanti ad un cappuccino.
Un appuntamento tra amiche.
Nelle nostre giornate piene di lavoro, casa, famiglia, ci siamo ritagliate un’oretta per vederci, altrimenti è sempre whatsapp a farla da padrone, regalandoci l’illusione di essere in contatto.
La aggiorno brevemente su come sto, su come stanno “gli allegati”, come va il lavoro.
Ma è lei che ha tante novità. Lavorative.
E’ una di quelle donne che all’arrivo di un figlio ha fatto il punto della situazione, si è fermata per un po’ e poi è ripartita.
Lasciare un lavoro fisso, lascia pur inconciliabile con la vita (non necessariamente “di mamma”), ma fisso… è da pazzi, in Veneto poi… “Quando mai troverai ancora? Ma proprio adesso che c’è un figlio lasci il lavoro? Hai studiato per nulla. Con tutta la fatica che hai fatto a trovare…”
Insomma, il solito già sentito.
Tant’è. Questa bella testa ha deciso di rivoluzionare la sua vita, partendo, come dice lei, dalla sua pancia generativa.
Sulla base della sua prima formazione, fa un lavoro che non riuscirei a descrivere perfettamente, ma c’è una cosa che non conoscevo e mi ha incantata: il bilancio delle competenze.
Incontra le persone e ricrea i cv. Incontra le persone e di fatto, crea nuove possibilità.
Partendo da loro, dalle competenze acquisite nel quotidiano, da hobby, da sogni, da progetti impolverati perché da tempo accantonati…
Competenza è una parola che adoro.
La uso spesso, molto spesso nel mio lavoro.
E trovo meraviglioso pensare ad un bilancio che contenga le competenze nate da esperienze, percorsi, studio, manualità, letture, dalla maternità che ci migliora in termini di efficienza, ascolto, problem solving… anche quando dall’esterno l’idea è che “sei tagliata fuori”, che “chi si ferma è perduto”, che quando diventi madre automaticamente devi mettere da parte tutto ciò che non riguardi i figli.
E a questo crediamo anche noi donne. Perché ogni giorno siamo costrette a scegliere.
Perché spesso è davvero così.
Lo è sicuramente nel primo periodo di vita da madre. Che sembra lunghissimo, eterno, infinito.
Ma poi i figli crescono.
Quello del lavoro è uno degli ambiti in cui dovremmo allenarci a guardare avanti, a temporeggiare, a non rimanere solo nel presente… magari studiando, approfondendo, aprendoci nuove strade, che non sono da percorrere necessariamente nell’immediato. Soprattutto pensando a che palestra è un figlio, a quando si può imparare e riportare poi nel lavoro.
Forse il segreto è vivere le pause o i rallentamenti come una risorsa.
E a questo siamo poco (o per niente) abituate.
Ma possiamo allenarci per aggiungere al nostro cv una nuova competenza…