Parte tutto da lì.
Dai percentili.
Da quelle curve che sembrano disegnate per incasellare fin dalle prime settimane i nostri figli.
E dai percentili sembra che per tutto sia necessaria una tabella, un metodo, un parametro assoluto di riferimento.
Quanto sarebbe semplice poter incasellare tutto.
Ad mese deve esser cresciuto tot.
Dovrà lallare a… e gattonare altrettanto a…
Per dormire tutta la notte, procedere come segue.
Facile all’inizio, ma poi tutto diventerebbe performance… e la performance non c’azzecca proprio nulla con la maternità.
Ogni bambino è unico, come lo è ogni mamma. Anche se è apparentemente è la stessa madre per due o più figli.
Ogni figlio è un percorso che si snoda in modo individuale, perché lo dice la parola stessa, ogni bambino è “un individuo”.
E oggi non parlo di paragoni tra figli, ma proprio di unicità, che pare una sottigliezza, invece è proprio un’altra cosa.
E’ l’unicità di ogni bambino, di ogni figlio, che determina la nostra relazione con lui.
E allora va bene che ci sia un parametro di riferimento, ma ognuno cammina alla sua velocità, si ferma a riposare quando ne sente la necessità, scatta una foto al panorama nel punto che a lui sembra il più bello…
E se ci pensiamo bene, tutto questo non ha nulla a che vedere con i percentili… e neppure con tutto quello che nel tempo ai percentili sostituiamo…