So che arriverò in ritardo rispetto all’orario concordato, ma mi fermo e lungo la strada prendo qualche brioches. Entrare in una casa dove c’è un neonato ha un’atmosfera speciale.
Se poi è domenica mattina, assume un tono ancora più intimo: ci sono tutti. Le brioches renderanno tutto più dolce.
Arrivo, mi tolgo le scarpe.
Non guardo la piccola appena nata e neppure la sua mamma o il papà che mi accoglie, perché mi aspettano due occhioni grandi, svegli, pronti a scrutare ogni mio minimo movimento.
Mi inginocchio e saluto lui, fratello maggiore.
Mi fa subito vedere la sua sorellina mi dice: “Prima pancia, adesso qui” e indica il seno della mamma.
Io e lei ci sciogliamo in un sorriso complice.
Appena lui si allontana per andarmi a prendere il camion dei pompieri che ci farà compagnia per tutto il tempo in cui rimango in quella casa, abbraccio lei in un abbraccio doppio, necessario alle mammebis.
Sul divano, iniziamo a guardare l’attacco.
Guardo la mamma.
Percepisco quando sia difficile essere lì, su questa nuova creatura, per lei.
Il suo cuore è diviso adesso. Una metà è senza dubbio nell’altra stanza a cercare il camion dei pompieri.
Lui torna insieme a papà, camion e palline.
Lei si rasserena.
E’ la parte più difficile, quando si allarga la famiglia.
Accogliere i momenti in cui ogni componente della famiglia sembra andare per la sua strada, perché non è sempre possibile fare tutto tutti insieme.
Dirsi che è normale arrivare a sera e avere la sensazione di non aver fatto bene nulla, di non aver dato quel che pensavamo.
Darsi il tempo per comprendere che il cuore si allarga, non si divide, ma che anzi, in un tempo ridotto, c’è comunque spazio per tutti.
Il tempo passa tra latte, camion dei pompieri, qualche pallina e brioches e caffè. Tempo nuovo, “adesso qui”.