Anche oggi sei tornato a casa con i pantaloni bucati.
Erano già al limite stamattina, ho osato, ma oggettivamente non potevano resistere oltre.
Pazienza. Chiederò di nuovo alla zia di ripararli. Tra le cose che non faccio, c’è anche questa, perché proprio non la so fare. Lei invece ha le mani d’oro. E insieme alla competenza di ago&filo, lo fa con quell’amore di zia che è diverso da ogni altro. E questo rende ogni rattoppo speciale.
Brontolerà un po’, ridendo, ma dal mattino alla sera saranno pronte.
Appena hai iniziato la scuola dell’infanzia, mi sembrava abominevole far mettere le toppe.
Poi ho capito che se non volevo comprare pantaloni nuovi ogni settimana, dovevo cedere.
A scuola ti lanci dal fondo del corridoio fino alla classe almeno, immagino, almeno dieci volte al giorno, giochi ore inginocchiato a terra e se intravedi un piccolo buchino, per noia col dito lo allarghi…
E allora le toppe sono il segno tangibile di quanto ti diverti. Della tua spensieratezza.
Sono la tua libertà, le tue corse, il tuo essere bambino che fa attenzione solo alle cose che la meritano. Le toppe raccontano il tuo vivere così ancorato alla terra pur quando giochi con la testa tra le nuvole. Sono il tuo stare e il tuo moto perpetuo.
Guardandoti mi dico che le toppe fanno parte della vita, in un senso più profondo.
Sono nelle situazioni in cui non c’è perfezione, e si ripara, in qualche modo.
Perché non sempre è possibile ripartire dall’inizio, ma solo di ripartire da un certo punto.
A volte si deve proseguire con quello che c’è, rimediando. E le cose vanno bene comunque.
Si nota che qualcosa era rotto, ma è funzionale lo stesso.
Non è accontentarsi, non è sopravvivere. E’ piuttosto dare ancor più valore. Mettere la toppa permette di proseguire quando c’è la possibilità, ma soprattutto la volontà di mediare, di ascoltarsi, di guardarsi negli occhi per vedere la propria imperfezione prima di quella dell’altro e da questo, ricominciare.
E se ripartire dall’inizio a volte è necessario e inderogabile, ci sono situazioni in cui vale la pena investire tempo ed energia per trovare la toppa della sfumatura e della dimensione giusta… per andare avanti, per darsi ancora una volta l’ennesima possibilità.
E nessuna relazione come quella madre-figlio insegna il valore delle toppe. Non si può ripartire da zero ad essere genitori e neppure ad essere figli. E questa, se pur è la più grande fatica a volte, è anche la più grande ricchezza, una continua palestra. Nella genitorialità si scopre il senso profondo del dover ricucire, magari l’aiuto di qualcuno bravo con ago&filo.
Le toppe insegnano il valore del cose, il valore del tempo e delle relazioni.
Quel che più mi piace, è che quando devo ritirare i tuoi pantaloni, con la zia ci incontriamo per un caffè e le tue toppe, diventano, ancora una volta, relazione.