Dall’autostrada vediamo in lontananza la grande ruota e gli scivoli d’acqua di grande parco divertimenti.
Ma la nostra meta è oltre.
Un paesino del quale ignoravo l’esistenza dove in una azienda agricola hanno costruito un labirinto nel mais. Su idea di Stefano proporremo ai bambini questa avventura a metà strada tra il divertente e il il filosofico.
Ci alziamo di buon mattino, ma a dire il vero non abbiamo ben idea di cosa ci aspetti.
Incontriamo il Signor Carlo, proprietario, che con il tipico accento romagnolo ci fornisce due indicazioni… ma proprio due.
“Il labirinto è archetipo del percorso mentale e di vita, troverete due tornelli e 3 cartelli con scritta una frase. Ah, ci sono anche due folletti. Ovviamente non c’è una mappa, come nella vita” e conclude “Ma con questi tre non vi perdete di sicuro”. Alla parola folletti i bimbi si accendono.
Lì per lì ascolto e partiamo.
Il mais è alto, non si riesce ad avere punti di riferimento. Bisogna davvero buttarsi. Per partire dobbiamo scegliere tra destra e sinistra. Iniziano a litigare subito.
Sediamo la lite: decideranno uno per volta.
E così ci addentriamo, sempre di più in questo percorso che a tratti inquieta, in altri entusiasma.
Camminiamo tanto. Ogni tanto attaccano con la litania del “hofamehosetesonostancoprendimiinbracciotorniamoalcamper”, ma proseguiamo.
Finché loro sono fermi davanti a noi per capire se “da qui siamo già passati” scuoto un po’ il mais e
grido: “Ho visto il folletto”. Riprendono con verve in direzione del fruscio che il folletto.
Dopo un tempo che sembra infinito incontriamo il primo tornello: possiamo lasciarlo così o girarlo, cambiando in questo modo il percorso di chi arriva dopo di noi.
“Cosa facciamo bambini, lo giriamo?” chiede Stefano.
Più o meno in coro rispondono che è lo stesso, con la giusta leggerezza dei bambini.
Questo mi ferma, ci ferma.
Ci prendiamo il tempo per spiegare che non è così.
Che non è lo stesso. Ci confrontiamo ogni giorno con mille “è lo stesso”, “fa lo stesso”, “tanto cosa
cambia?”… sentiamo ripetere nel quotidiano così tanto questa frase che il rischio è che finiamo per
crederci. E soprattutto di crescere i nostri figli facendo credere loro che nella vita comunque è lo
stesso, nelle cose importanti come in quelle da poco. Ma esistono cose da poco?
Educare o non farlo, non è lo stesso. E l’educazione si fa nelle piccole e continue cose.
Nel labirinto di mais, come in quello della vita, alcune volte siamo stati noi a ritrovare la strada, altre volte ce lo hanno insegnato loro tre.
In alcuni momenti non vedevamo la via di uscita, in altri è stato divertente. I bambini hanno imparato a memorizzare qualche particolare, perché dopo che per dieci minuti abbiamo girato in tondo sempre in pochi metri quadrati, hanno capito che non era lo stesso prendere una direzione piuttosto che un’altra.
Li abbiamo lasciati scegliere, a volte li abbiamo aiutati. Non lo abbiamo percorso tutto, ma abbiamo percorso la strada che quel giorno andava bene per noi. I bimbi non hanno visto i folletti, ma hanno sentito il rumore di uno dei due.
Ci siamo persi diverse volte, Signor Carlo, nel suo labirinto proprio come nel nostro quotidiano di genitori. Chissà quante volte ci accadrà. Il suo labirinto però è stato prezioso, per noi e per “questi tre” che tra perdersi e ritrovarsi ci hanno ricordato ancora che… non è lo stesso. E che a volte, sapere che ci sono i folletti, aiuta.