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Stare è imparare

Il mio non dorme, ma quello della mia amica…
Il mio si sveglia ogni ora, ma quello di mia…
Il mio in carrozzina non ci vuole stare, ma quello di…
Il mio piange due ore ogni sera, ma quello…
Il mio è sempre attaccato, ma…

Cosa rimane di tutto questo?

Posso dirvi cosa è rimasto a me.
(E cosa poi continua a rimanere… perché non è che quando poi iniziano a dormire tutta la notte o non vogliono stare in braccio diciotto ore sia molto diverso per certi aspetti…).

A me è rimasto che in ogni aspetto dei miei figli, dall’allattamento al sonno, dall’esigenza di contatto oltre misura a “mettetepurequellochevolete”, in cui mi era chiesto di stare, di rimanere a lungo, di risolvere per evolvere… ecco, lì, in quella cosa che in quel momento mi chiedeva di esserci davvero, lì, nel tempo, ho capito che avevo qualcosa da imparare.

Loro il passaggio lo avrebbero fatto comunque.
Io invece avevo bisogno di loro per farlo il passaggio.

Allora, cosa resta?
Che stare accanto, accompagnare, essere vicini ai nostri figli, soprattutto quando è difficile e ci chiede di attivare le nostre risorse più nascoste, è un’occasione per imparare.

E abbiamo la grande possibilità di imparare da loro tutti i giorni.
Per me è palestra continua e confesso che a volte invece di stare, mi piacerebbe scappare (non sono la sola no?), ma più crescono più penso sia la scuola più bella.

E non è un pensiero romantico, ma un pensiero concreto e reale, materno appunto.

 

 

Ph: da Instagram