“E’ Natale a casa mia”
Giulio canticchia il suo ritornello preferito, tratto dall’Era glaciale 3.
Si sente un po’ opossum probabilmente, perché capita spesso sentirlo ripetere.
Le prime volte gli dicevamo: “Giulio, ma oggi non è Natale”.
Poi siccome in casa nostra pensiamo davvero sia Natale ogni giorno, non lo abbiamo più corretto e sorridiamo.
E se Natale è ogni giorno, anche la festa della donna lo è. O lo dovrebbe essere.
Per questo scritto a ridosso della festa della donna ho tante idee e parecchio confuse.
Spero, alla fine, di rendere quello che sempre di più diventa l’otto marzo per me, lontano magari da tutto quello che si dirà o leggerà o sentirà domani.
Parto dalla mimosa. Bellissimo fiore, soprattutto quando è lasciato sul suo albero… nel sacchettino in cellophane chiuso dal nastrino giallo perde molto, insieme a 3 rose peggio che peggio, ma questi sono gusti.
Ci sono donne che adorano ricevere le mimose l’8 marzo. Le accolgono come se fosse un diritto. Altre le detestano. Alcune fingono che non gliene importi niente, ma se non le ricevono ci restano male. Altre le ritirano alla cassa del supermercato e le mettono in un bicchiere, senza particolari pensieri al riguardo. Alcune donne se la regalano, come fanno abitualmente regalandosi anche altri fiori. Io sono stata ognuna di queste in diversi momenti della mia vita.
La mimosa perde il suo senso quando è regalata per riparare a tutti i giorni che vanno dal 9 marzo al 7 marzo dell’anno dopo. Diventa anzi il fiore della presa in giro, del “non ti vedo – nel senso profondo del vedere- ma siccome oggi perfino fuori dall’ufficio vendevano mimose, te l’ho comprata”. Non ha valore se chi la riceve sorride pensando “Sì, mi hai regalato la mimosa, ma se tornavi mezz’ora prima sarebbe stato meglio”.
Non c’è dovere di regalarla come non c’è dovere di accoglierla.
Per ogni mimosa domani ci sia un guardarsi negli occhi per scoprirsi davvero, per dirsi le cose, il coraggio di guardare bene se una donna è solo stanca, o se nei suoi occhi si può intuire altro, magari un male di vivere che nel tempo, negli anni, può diventare pericoloso.
Ma anche noi donne, domani, o dopo domani, comunque presto, diciamo. A chi ci è accanto o a chi è appena un po’ più in là. Possa essere il momento del chiarire il sospeso, di dire il non detto. Per stare meglio, tutti.
E questo dovrebbe valere ogni giorno, per ogni regalo.
Questo renderebbe speciale il giorno, ogni giorni, oltre i fiori, oltre le ricorrenze.
Tralascio le feste organizzate in ogni dove esclusivamente per donne, con gradi di degrado più o meno noti.
Invece apprezzo ogni manifestazione, incontro, situazione in cui uomini e donne abbiano la possibilità di crescere, di evolvere, di rapportarsi al meglio al femminile per comprendere sempre più anche il maschile. Perché il confine a volte…
Sempre più negli anni la festa delle donna è diventato un momento dell’anno in cui tante proposte permettono nuovi percorsi: per far conoscere donne che nell’anonimato del quotidiano hanno fatto cose grandiose, senza diventare particolarmente famose, per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a temi che riguardano il femminile, dall’istruzione alla violenza, dalla crescita personale al lavoro, con i suoi diritti e doveri.
A volte un incontro, un articolo, un libro, possono davvero cambiare la vita.
Questo è lo spazio dell’otto marzo che preferisco.
Perché da questi momenti nasce poi molto altro.
Per me è l’otto marzo tutti i giorni.
In famiglia e nel mio lavoro.
E’ stato e lo è ogni giorno, un percorso, fatto di scelte difficili e entusiasmanti, di decisioni talvolta impopolari, dolorose, ma anche di sempre più consapevole possibilità.
Per domani il mio augurio sarà un testo non mio, letto anni fa, che mi è stato regalato di nuovo da una donna qualche giorno fa. Appena l’ho ricevuto, non ho avuto dubbi.
Per andare oltre il giorno, per avere lo sguardo lontano.
Per oggi invece mi lascio cullare ancora una volta dalle parole ampie di Oriana Fallaci…per pensare oltre, per augurarci il coraggio della sfida, nelle piccole e nelle grandi avventure di ogni giorno.
“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata.”