Zeno mi legge la poesia di un’oca mangiavocali che al posto di quel che toglie lascia una piuma, l’apostrofo appunto.
Mille propositi per il nuovo anno. I più svariati.
Per voi che ogni martedì avete atteso le mie parole, che avete letto, che vi siete fatti una risata o che vi siete commossi.
L’ultimo post di questo duemiladiciotto non è un post.
Questi sono i giorni più corti dell’anno. I più bui, riempiti di luci, dalla notte del tempi, in attesa della Luce.
Conteniamo. L’utero è confine, limite, sicurezza.
Il giorno del vostro compleanno è per me sempre un giorno speciale.
Qualche minuto prima di cena. Siamo in cucina Stefano e io. Parliamo, approfittando di un attimo di calma, evento rarissimo a casa nostra.
Vengono definiti in questo modo quei giorni, in allattamento, in cui il bambino rimane attaccato al seno della sua mamma per ore e ore, senza pausa, senza un minimo ritmo, senza staccarsi.
Mentre scrivo è domenica sera. Tardi. Tardi rispetto alle mie aspettative. Avrei dovuto essere qui a scrivere, nei miei pensieri di tempo, almeno due ore fa. Ma i programmi cambiano.
“Ricordami.”