Assaporiamo la mezz’ora che precede le otto in una di quelle rare mattine in cui non è necessario puntare la sveglia.
Sento che i grandi sono svegli, giocano in salotto tra loro.
Poco dopo passi leggeri e anche il piccolo li raggiunge.
Non fa tappa in camera nostra.
Li chiamo: “Bambini, se volete venire nel lettone siamo svegli”.
Mi aspetto una corsa con urla felici e atterraggio nel lettone.
Invece niente.
Silenzio.
Proseguono a giocare.
Ne rido con Stefano.
Crescono, senza dubbio.
La giornata non inizia tutti insieme nel lettone tra risate e solletico.
Le mie aspettative vengono disattese.
Dalla cucina arrivano rumori noti: la moka appoggiata sul fornello e il click del gas, il cassetto delle posate ripetutamente aperto e chiuso, la credenza dei biscotti, una sedia strascicata per prendere qualcosa in alto.
Li sentiamo coordinarsi.
Poco dopo ci chiamano: “Mamma, papà…se volete il caffè è pronto”.
Raggiungo la cucina pensando a tutte quelle volte che abbiamo accolto commenti rispetto alla condivisione del sonno.
Ne rido tra me.
Crescono, senza dubbio.
La giornata inizia con la colazione preparata da loro tre.
Le mie aspettative in questo inizio di giornata vengono ampiamente superate.