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Respiri

Trattenuti.
Per scongiurare la paura che non possa proseguire e andare tutto bene.
Leggeri.
Accompagnano i primi movimenti delle farfalle incerte che abitano il corpo da madre.

Pesanti.
Negli ultimi giorni di attesa.

Concentrati.
Per lasciar andare.

Impauriti.
Nei primi giorni così carichi di incertezze e dubbi.

Sollevati.
Dopo qualche settimana in cui si iniziano a prendere le misure.

Preoccupati.
Nelle notti in cui anche solo un nasino chiuso tiene svegli, vigili.

Accorti.
Quando si tratta di distinguere e diventa necessario non fare rumore neppure respirando.

Contenitivi.
Perché respirare accanto in certi momenti diventa vitale.

Distanti.
Nel tempo in cui si apprende che il fiato sul collo non è evoluzione.

Accoglienti.
Sospirare insieme, alcuni giorni, è sintonia.

Bagnati.
A volte le madri respirano e piangono.

Aperti.
Quando la sua cosa più piccola cosa ti fa tanto ridere da dimenticare tutto quanto ti preoccupa.

Materni.
Tutti questi. Più quello che ognuna può aggiungere per sé.

 

 

Ph. “Mammalingua” di Bruno Tognolini, illustrazioni di Pia Valentinis

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