All’inizio del corso di accompagnamento alla nascita, chiedo sempre alle coppie di pensare a quello che si aspettano dal percorso. Una buona parte delle aspettative riguardano l’ottenere informazioni pratiche e concrete, la rimanente spesso chiede come e quando dare “regole”.
Ma all’inizio di un percorso di accoglienza di una nuova vita, può risultare confondente parlare di regole, che solitamente vengono associate ad orari di allattamento, tempi in braccio, luoghi del riposo…
Non è all’inizio che si danno regole. All’inizio si offre calore, sicurezza, contatto.
Ma è vero che è importante parlare di regole.
Regole che noi genitori dobbiamo darci, per crescere i nostri figli…non viziati.
Posizioniamo asticelle per i bambini, spesso in terreni sui quali non è possibile mettere un confine,
e poi noi adulti non diamo i limiti che servono ai nostri figli per non confondersi.
E mentre contiamo le poppate quando è neonato, non ci preoccupiamo più dello stesso bambino
che a tre anni passa una serata sul tablet, che mangia un gelato prima di cena perché sentirlo
piangere venti minuti dopo una giornata di lavoro è frustrante. O che decide da solo l’orario in cui
andare a letto. O che a 5 anni sta ancora in passeggino potendo invece camminare.
C’è necessità tanto di sì accoglienti quanto di no certi. E’ la responsabilità dell’educazione.
Ci perdiamo nelle cose.
Tante, troppe. Dai giochi ai vestiti, dal cibo al poco riposo.
E non ci accorgiamo invece che i nostri figli hanno bisogno di regole, quelle regole che portano alla
sostanza delle cose, non all’apparenza.
E i genitori rispondenti si preoccupano delle regole.
Quelle “di sostanza”.