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Post ad alto contenuto di R

I confronti non si dovrebbero mai fare.

Ma veramente mai.
Neppure tra i propri figli.
Facile a dirsi. Ma vuoi che mai ti scappi un “sua sorella alla sua età faceva…” o “suo fratello parlava
già…” per non parlare del “l’altra a questo mese pesava tot….”?
Noi mamme poi, come soggetti maggiormente osservanti, siamo più inclini al confronto.

“Stefano. A Giulio manca la R”. (Affermativo categorico…un po’ nel mio stile).
“Verrà”. (Fiducia cieca nelle competenze dei propri figli).
“Ma Sofia e Zeno a due anni ce l’avevano…e la pronunciavano molto chiaramente”. (Confronto,
palese e indiscutibile).
“Lui avrà tempi diversi”. (I papà sono da premiare per la pazienza a volte).
“Mmmm….” (Ha ragione. Ma.).

Questo dialogo è avvenuto n volte a casa nostra negli ultimi due anni.
Negli ultimi 6/7 mesi con frequenza maggiore. E per novembre ero già pronta a fissare un
appuntamento dalla logopedista.
Poi qualche settimana fa, un giorno, come niente, sta giocando e dice “Trebbiatrice”.
Così, dal nulla, due R in una parola.
Ma come? Senza preavviso?
Mi spiazza.
Non per la R ovviamente. Ma perché questa R messa lì, giocando, mi ha riportata a lui. A vederlo per quello che è: un bambino che cresce nei suoi tempi, diversi da quelli di sua sorella e di suo
fratello, diversi da quelli di tutti gli altri bambini.
Mi sono mangiata le mani, lo confesso. Per tutta l’energia spesa soprattutto in questi ultimi mesi
a guardare quel poco che mancava invece di osservare meravigliata quel tanto che già c’era e che
di giorno in giorno germogliava.

Dalla trebbiatrice in poi abbiamo avuto “grazie”, “trattore”, “treno”, “tre”…
Abbiamo la R. Ma non ovunque.
La “rana” è ancora “lana”.
E va bene così.
Senza confronti.

Dal libro “Dov’è la mia mamma?” di Axel Scheffler e Julia Donaldson

Verrà.
Con la R, ovviamente.

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